Perugia, metà degli anni Settanta

 

Perugia, metà degli anni Settanta. La città vive un'inedita stagione di mutamento che, nel tempo, segnerà sempre più solchi profondi nel suo assetto complessivo. Sembra ormai esaurita la forte spinta della urbanizzazione. L'antica trama cittadina si allunga, si estenua progressivamente, senza un disegno coerente, nelle immediate vallate circostanti, un tempo avamposto dell' esteso contado. Comincia a delinearsi la fisionomia di una città-territorio divenuta, nel frattempo, per designazione istituzionale, capoluogo di Regione. Ad essa, proprio nel momento in cui va smarrendo la sua secolare compattezza, spetta un compito non certamente agevole: diventare centro di irradiazione e di sintesi dei vari "particulari" di campanile, delle diverse, ispide "sensibilità" municipali, da sempre segno distintivo della peculiarità umbra. Che ne sarà dell' Acropoli? Di sicuro inizia il suo lento, inesorabile spopolamento: la città austera e monumentale corre davvero il rischio mortale della mummificazione e del declino. In pianura sorgono e si espandono i capannoni del "miracolo economico" perugino fondato sulla piccola e media impresa, spesso di matrice artigianale, che crescono sulla lunghezza d'onda di alcune grandi aziende di rilevanza nazionale e internazionale. Sono, quelli, anni di dignitoso dibattito politico-culturale imperniato su personaggi di qualità, espressioni di gruppi dirigenti che si dimostrano sostanzialmente in sintonia con i problemi della modernizzazione della comunità umbra. Anche le due Università partecipano attivamente a rendere fervida la vita culturale cittadina e regionale, segnalandosi per una forte capacità propositiva e per una certa intraprendenza organizzativa. Al loro interno si manifestano fermenti innovativi ma anche inquietudini e velleitarismi: in fondo sono anni difficili, crudemente venati dalla follia terroristica. E' in questo clima di confronto-scontro tra antico e moderno, scomposizione-ricomposizione che la scuola deve far fronte alla massiccia domanda di istruzione di massa la quale deve trovare adeguata risposta non solo nella fascia dell'obbligo ma anche nel segmento secondario superiore. Matura così, per determinazione delle autorità pubbliche del tempo, la scelta di istituire, in città, un secondo Liceo Scientifico Statale. Negli anni successivi al '75 il "Galilei" è cresciuto costantemente in numero di alunni ma anche in qualità degli insegnamenti e delle attività culturali, sostenuto da una seria ed efficiente organizzazione tecnico-amministrativa. Oggi l'Istituto gode di una riconosciuta considerazione pubblica e costituisce uno dei presidi più prestigiosi e autorevoli del sistema scolastico perugino. Tutto questo non è stato frutto del caso ma dell' encomiabile impegno di tutte le componenti della scuola: preside, docenti, personale amministrativo, tecnico e ausiliario. Una particolare menzione merita il preside Prof. Prospero Castiglione, che con le sue non comuni qualità umane e professionali va fortemente caratterizzato il modo di essere del "Galilei". Egli appartiene degnamente a quei siciliani della parte orientale dell'Isola da dove, come diceva Vitaliano Brancati, "sono entrati i Fenici, i Greci, il commercio, il teatro, la musica", in una parola tutti quei valori che oggi sono patrimonio distintivo della civiltà europea. Oggi il "Galilei", forte della sua consolidata autorevolezza, si presenta con le carte in regola per affrontare una nuova sfida, la sfida dell'autonomia e dell'interazione con le parti più avanzate e significative del contesto locale.

Salvatore Maria Miccichè, Provveditore agli Studi di Perugia