Il Laboratorio di Storia: note a margine di una esperienza
Fin dalle sue origini, nell' anno scolastico 1992-19931, il Laboratorio di Storia si è incentrato sul tema della memoria. Questo tema, un tempo coltivato esclusivamente dalla memorialistica e dalla cosiddetta storia orale, costituisce oggi un terreno privilegiato della ricerca storica e del dibattito storiografico, sia perchè connesso al rinnovamento metodologico della disciplina, sia perchè ineludibile nello studio della storia contemporanea, in particolare dei mutamenti culturali intervenuti nelle identità sociali e nazionali nel corso del Novecento. Da questo punto di vista il tema della memoria è oggi al centro di un ampio dibattito culturale, come si può facilmente osservare anche in Italia a proposito del valore simbolico delle ricorrenze storiche. Utilizzando la crescente produzione storiografica sul rapporto tra storia e memoria, il Laboratorio ha conosciuto uno sviluppo metodologico sul quale è utile riflettere anche in relazione al riordino dei cicli scolastici e alla revisione dei programmi e dei curricoli relativi all' insegnamento della storia. L'idea iniziale è stata quella di stabilire un raccordo tra lo studio della storia generale, svolto nelle ore curricolari, e il contesto personale e familiare di vita degli studenti. A questo scopo il lavoro di ricerca si orientava principalmente nella raccolta delle tracce del passato reperibili attraverso la storia e la memoria familiari: fotografie, lettere, diari, racconti scritti e orali. La ricerca condotta negli "archivi" familiari evidenziava al tempo stesso continuità e discontinuità tra storia generale e vissuto individuale e familiare. Soprattutto - fattore decisivo nell'ambito dei processi formativi - favoriva il rapporto intergenerazionale attraverso il contatto tra gli studenti e ciò che le voci e le immagini dei loro "nonni" sapevano raccontare. In ogni caso si trattava comunque di una "scoperta", feconda di nuove conoscenze e di nuovi interrogativi, di una nuova comprensione del corpo degli eventi storici fondata sulla loro interazione con le storie individuali e familiari. Si enucleava così, attraverso le dinamiche spazio-temporali che interagiscono tra presente e passato, la complessa questione del rapporto tra biografia e storia generale, nel cui solco si procedeva alla lettura comparata e critica delle fonti a disposizione. Soprattutto nei primi anni questo lavoro veniva sviluppato tramite la raccolta delle memorie familiari sulla seconda guerra mondiale e sul passaggio dalla guerra alla Repubblica. Negli anni successivi, mantenendo l'ambito familiare quale congiunzione primaria con le metodologie della ricerca, l'osservazione si è allargata ai "luoghi della memoria" presenti nella città e nel territorio: le origini dell'industria, il cimitero di Perugia, i nomi delle vie, le lapidi e i monumenti, la memoria della Grande Guerra. Spostando l'asse della ricerca alla città e al territorio, il terreno della memoria veniva ad essere osservato a tutto campo: non solo la memoria privata e familiare ma anche quella pubblica, ufficiale e non. Si trattava dunque di esaminare e comprendere i meccanismi che presiedono alla costituzione di una memoria intenzionale, istituzionalmente preposta a lasciare tracce e messaggi alle future generazioni. In questo contesto allargato la pluralità delle memorie emergeva con chiarezza dall'ampio ventaglio delle fonti esaminate: i documenti conservati presso l'Archivio di Stato di Perugia, presso gli archivi storici della Provincia di Perugia e dei Comuni di Perugia, Deruta e Torgiano, presso l'archivio storico del cimitero di Perugia, presso gli archivi fotografici dell'Isuc, di Enti, Associazioni e aziende private, presso le biblioteche comunali. Seguendo l'ottica del "documento/monumento", il lavoro critico e comparativo sulle fonti cercava la correlazione tra le fonti scritte e i monumenti cittadini dedicati alle due guerre mondiali, ai cittadini illustri, agli eventi caratterizzanti la vita nazionale e locale. A questo scopo si ampliava anche l'apparato di supporto bibliografico locale e nazionale e si ricorreva alle fonti orali: "esperti" delle vicende cittadine, che hanno incontrato a più riprese gli studenti impegnati nel Laboratorio. In questo quadro si accresceva la "scoperta" delle tracce del passato nelle quali è immersa la nostra vita quotidiana, generalmente date per scontate e quasi mai attentamente osservate. La presa di coscienza e lo studio dei modi nei quali è culturalmente strutturato l'ambiente nel quale viviamo è stato un elemento ricco e importante dell'attività sia per gli studenti che per gli insegnanti. Si è infatti evidenziato come la ricerca "sul campo" non si esaurisca nella raccolta e classificazione delle fonti, ma piuttosto induca la consapevolezza dei tempi lunghi o brevi lungo i quali si intrecciano e si stratificano o scompaiono oggetti, simboli e valori. Certo, il punto di partenza del Laboratorio è sempre consistito, più che in un problema, in una domanda. Tuttavia, se la formulazione di un problema rappresenta di per sé un punto di partenza critico, l'esperienza ha mostrato come la posizione delle domande possa costituire un sufficiente punto di partenza per arrivare alla formulazione di problemi attraverso il contatto con le metodologie della ricerca. In sostanza, cioè, la ricognizione delle tracce del passato presenti nel territorio costituisce un buon punto di partenza per giungere a formulare problemi circa i rapporti tra storia locale e storia nazionale, tra memoria pubblica e memoria privata, tra concordanza e conflitto delle memorie, tra continuità e discontinuità storiche. Si possono qui sintetizzare i due elementi cardine dell' intero lavoro del Laboratorio: l'esclusione di ogni atteggiamento pregiudiziale e l'assunzione dell' ottica aperta e problematica propria della ricerca; il vaglio delle fonti e il loro esame critico quale asse portante della costruzione storica. Dunque, nessun obiettivo di compiutezza dell'indagine o di "scientificità" dei risultati, quanto piuttosto la sottolineatura del valore metodologico della ricerca e un primo contatto degli studenti con i "ferri del mestiere" dello storico. In definitiva si è trattato di verificare sul terreno della storia ciò che in termini formativi si indica come interazione tra sapere e fare, tra teoria e pratica, e che rappresenta l'essenza di un qualsivoglia Laboratorio. Le mostre fotografiche conclusive dell' attività hanno inteso riepilogare questi aspetti metodologici e anche valorizzare il momento della socializzazione, meglio ancora della collaborazione necessaria tra studenti e insegnanti per condurre una ricerca e per realizzare un prodotto finito capace di comunicare i contenuti e il senso del lavoro svolto. Tutto ciò ha oltrepassato, evidentemente, i confini dell'insegnamento della storia, facendo assumere al Laboratorio un'ottica che, se in termini scolastici potrebbe chiamarsi multidisciplinare, in termini di metodo storico implica l'allargamento del "territorio dello storico" ai confini con altri ambiti disciplinari, in particolare con quelli della letteratura e dell'arte. E' fuor di dubbio che negli ultimi decenni la storiografia più attenta ai rapporti tra storia e memoria e tra storia e sensibilità abbia assunto a pieno titolo, quali fonti storiche, i documenti artistici e letterari, ponendosi in tal modo sul complesso terreno delle linee di demarcazione e assieme di interazione tra metodi e statuti epistemologici afferenti alle diverse discipline. Nell' attività di Laboratorio si è inteso assumere questa prospettiva anche nell' ambito formativo e didattico. Le discipline letterarie e artistiche hanno perciò partecipato a pieno titolo al lavoro di reperimento e analisi delle fonti, intrecciando i propri strumenti critici a quelli della storia: la fotografia e il disegno, l'analisi stilistica e formale, la decodificazione dei simboli e dei messaggi, la comparazione tra i modelli culturali. Anche sotto questo aspetto il Laboratorio ha rappresentato un luogo di apprendimento e di crescita sia per gli studenti che per gli insegnanti. In verità si può dire che il Laboratorio è stato fondamentalmente un luogo di relazioni. Relazioni interne alla scuola: tra gli studenti, tra questi e gli insegnanti e tra gli insegnanti stessi, nonché tra questi e il personale non docente. Relazioni tra la scuola e il mondo esterno: le famiglie, gli esperti, gli archivisti e i bibliotecari, gli amministratori pubblici, i rappresentanti di enti e associazioni. Un mondo esterno strutturato, fatto di soggetti e, per l'appunto, di memorie. Dal punto di vista formativo è essenziale che esso sia riconosciuto nelle sue molteplici forme istituzionali e organizzative, e non rappresenti un insieme anonimo e indistinto nel quale è difficile se non impossibile orientarsi. La strategia della collaborazione interna alla scuola ha trovato il suo corrispettivo in una strategia di collaborazione tra la scuola e gli altri soggetti presenti nel territorio: una strategia di "rete" nella quale l'autonomia del progetto educativo scolastico si realizza entrando in relazione con le altre risorse e le altre autonomie. 1Nel corso degli anni hanno condotto il Laboratorio i professori: Paola Bernardini, Bernardetta Bettona, Luciana Brunelli, Isabella Campanile, Alba Cavicchi, Ombretta Ciurnelli, Simonetta Corneli, Annamaria Fuoco, Maria Redenta Gamboni, Eleana Mariacci, Giuseppe Maglione, Alessandro Miglietti, Loretta Ricci, Vincenzo Romano, Linda Tarpani, Osvaldo Trotta, Francesca Zaganelli. La documentazione del lavoro è conservata presso l'Archivio didattico dell'Istituto. Alla realizzazione del Laboratorio ha sempre dato un contributo decisivo la Provincia di Perugia.
Luciana Brunelli, Docente di Storia e Filosofia