Anche la Letteratura tra bit e ram
Non ha l'ottimo artista alcun concetto
ch'un marmo solo in sé non
circoscriva col suo superchio, e solo a
quello arriva la man che ubbidisce
all'intelletto
(Michelangelo Buonarroti)
Quindici anni fa, in tempi di archeologia informatica, quando facevo le mie prime esperienze con il Commodore 64, era fantascienza immaginare le performances di un computer dell'ultima generazione: la capienza dell'hard disk aumentata a dismisura, la ram raddoppiata più e più volte, così pure la velocità del processore; per non parlare degli ambienti operativi, sempre pù accattivanti, ricchi di potenzialità e, al tempo stesso, sempre più semplici. Ma soprattutto non si poteva prevedere in quante situazioni, sia nell' organizzazione del lavoro sia nella pratica didattica, il computer sarebbe stato un irrinunciabile strumento anche per una professoressa di Lettere come me. Sì, perché per lungo tempo l'aula-computer nelle scuole è stata il regno incontrastato degli informatici e dei matematici. Che avrebbe potuto fare un insegnante di Lettere con i suoi alunni nell'aula d'informatica? Erano in molti ad arricciare il naso soltanto a sentir parlare di computer e didattica, e non solo tra i letterati. Si trattava a volte di reazioni pregiudiziali di diffidenza, altre volte di insofferenza nei confronti del tecnocentrismo di cui il computer era considerato la massima espressione. "E' un prodotto culturalmente arido, legato ad operazioni meccaniche!" si diceva da più parti; "E' una macchina che distrugge la fantasia ed annulla la creatività!" incalzavano altri. I più convinti detrattori tuonavano: "Si tratta solo di ricerca di modernità, non d'innovazione reale!". Dall' altro lato, sin dall'inizio, il computer è stato considerato da molti uno strumento tutt'altro che ostile, minaccioso ed arido: "Computer è bello, è nuovo,è il futuro, perché non usarlo a scuola, se è oggetto di desiderio della maggioranza dei ragazzi?" Un desiderio, peraltro, ampiamente soddisfatto nel corso degli anni, se è vero che, nel momento in cui scriviamo, circa 1'80% degli alunni della nostra scuola dispone a casa di un personal computer. Al di là delle polemiche e di giustificabili ritardi, le scuole hanno aperto le loro porte al computer ed anche il Liceo "Galileo Galilei" è da tempo sulla strada dell'informatica, in particolare da quando, all'inizio degli anni '90, con il primo PNI, è stato modificato il curriculum in due sezioni. A partire dal '94, in seguito all'attuazione di corsi indirizzati a docenti dell'area linguistica (Progetto R e T.E.), anche noi, esperti di discipline umanistiche, abbiamo preteso e ottenuto di entrare a pieno titolo nel regno dei bit e delle ram. L'evoluzione dei sistemi operativi, che ha consentito di affrontare in modo più semplice e intuitivo alcuni aspetti informatici, insieme alla disponibilità di prodotti multimediali di buon livello e con ottime potenzialità didattiche, ha richiamato nell' aula di informatica sempre più docenti di discipline non scientifiche. Ciò anche in virtù del fatto che i nuovi prodotti multimediali, anche se complessi sul piano della struttura, non pongono problemi tecnici insormontabili e non necessitano di competenze informatiche specifiche. Per alcuni insegnanti di discipline umanistiche frequentare l'aula di informatica da qualche anno è divenuta così un'abitudine. Chi può negare che nello studio della civiltà romana la ricostruzione virtuale di Pompei, così come realizzata in un CD-rom, rappresenti per un alunno un'esperienza del tutto nuova e significativa sul piano culturale? Ed è certo innegabile che la "visita virtuale" di un museo, attraverso un ipertesto, consente di analizzare opere d'arte in una dimensione del tutto estranea alle migliori tecnologie didattiche tradizionali. La consultazione a video di opere letterarie, attraverso particolari opzioni di ricerca, permette di stabilire raffronti e di condurre in modo più rapido, completo ed efficace l'analisi di aspetti stilistici; le opportunità, in tal senso, sono innumerevoli e l'interattività che gli ipertesti consentono, le possibilità che offrono nella scelta di percorsi di studio e di strategie di apprendimento rappresentano certamente gli aspetti più significativi dei nuovi media. Ma il computer non è uno strumento utile solo nello studio, esso è funzionale anche allo sviluppo di progetti ed alla realizzazione di lavori integrati nell'attività didattica curricolare; così anche nel Liceo "Galilei", sono stati realizzati lavori che, grazie alle possibilità telematiche, possono fruire di una diffusione impensabile con i supporti ed i canali tradizionali. L'impegno e l'interesse di molti docenti è stato premiato in modo lusinghiero: in un concorso nazionale per prodotti multimediali è stato segnalato un mio ipertesto ("Grammaticando") ed il lavoro multimediale "La gente", elaborato da un gruppo di insegnanti del nostro liceo, è stato premiato in un concorso. Frequentare l'aula di informatica nell'ora di Latino, in quella di Grammatica italiana o di Letteratura, o solo per elaborare testi, non è ricerca di modernità, come sostengono alcuni; le nuove tecnologie permettono, infatti, di affrontare in modo più efficace alcune esigenze formative; l' "analfabetismo informatico" può rappresentare un limite per il futuro dei giovani, cui è richiesta capacità di muoversi nello spazio comunicativo moderno, fatto di linguaggi naturali e artificiali. Ma, soprattutto, l'uso didattico del computer offre l'opportunità di agire sui processi cognitivi. Con un' efficace espressione è stato detto che i tools del computer possono divenire tools della mente, cioè che gli "strumenti" del computer possono attivare e modellare modi di pensiero ed abitudini di lavoro. E ciò può accadere anche con la funzione più semplice del computer: la videoscrittura. Lo strumento tecnico con cui si elaborano testi non è neutrale; "se scrivi con la penna d'oca devi grattare le sudate carte e intingere ad ogni istante, i pensieri si sovrappongono e il polso non tien dietro, se batti a macchina si accavallano le lettere, non puoi procedere alla velocità delle tue sinapsi, ma solo con i ritmi goffi della meccanica. Con lui [...] invece le dita fantasticano, la mente sfiora la tastiera, via sull'ali dorate" (U. Eco, Il pendolo di Foucault). Una macchina per scrivere speciale come la tastiera di un computer, oltre alle dita, può far muovere anche la mente: si può modellare il testo su cui si lavora in modo plastico: si progetta, si scrive, si aggiunge, si toglie, si revisiona.... in una prospettiva di artigianato dello stile. E la modellabilità del testo consente di sperimentare la creatività e le potenzialità della lingua. La velocità con cui i sistemi operativi ed i software evolvono non consente ancora di fermare per i tempi necessari l'attenzione su tutte le possibili implicazioni di tipo cognitivo connesse alla diffusione della multimedialità, sulla cui validità non mancano, peraltro, anche polemiche e giuste preoccupazioni: la civiltà dell'immagine, che ha il carattere della simultaneità e del globalismo, secondo alcuni, allontanerebbe i giovani dalle forme proprie del pensiero analitico e riflessivo. è certo che in un serio lavoro di ricerca non sarà uno "sfogliapagine elettronico" potente come il computer ad insidiare la "civiltà Gutenberg". Un uso saggio delle moderne tecnologie didattiche, anche nell' ambito delle discipline umanistiche, non può che potenziare la comunicazione: studenti e docenti possono impegnarsi in attività insieme con altri studenti remoti, possono utilizzare e condividere informazioni e risorse, possono costruire la propria conoscenza in una dimensione non più locale ma virtualmente planetaria, possono comunicare esperienze, conoscenze, idee e progetti, con infinite possibilità e modalità d'interazione.
Ombretta Ciurnelli, Docente di Italiano e Latino