Il contesto nel quale è nato il Liceo Scientifico "G.Galilei"

 

La nascita del Liceo che sarebbe poi stato chiamato "G. Galilei" richiama alla memoria un contesto storico caratterizzato da eventi e processi lontani e, per certi versi, "mitici": il realizzarsi della scolarizzazione di massa, il clima ancora influenzato dalla contestazione studentesca, la chiusura recente dell'Ospedale psichiatrico e il riutilizzo dei suoi padiglioni come scuole, asilo ecc., il recente varo dei Decreti Delegati che avrebbero dovuto rendere la scuola più partecipata. Senza disporre di nulla, se non di un edificio ancora tutto da ristrutturare e perciò non funzionale e poco ospitale (il liceo, appena staccatosi dall' "Alessi", ebbe come sede, per breve tempo, l'ex Collegio di S. Anna) e di un centinaio di libri che il Liceo "Alessi" più volte ci richiese e che costituirono, con un primo stanziamento, il nucleo originario della biblioteca, cominciammo a lavorare. I tempi erano "caldi", le ideologie coloravano gli individui o per riflesso della posizione interiore o perché dall'esterno ognuno di noi veniva etichettato come appartenente ad una o ad altra corrente. Bastava la scelta di un libro per scatenare discussioni, ferree prese di posizione, assemblee.... Così fu per l'acquisto de Il secondo sesso di S. de Beauvoir: fu indetta subito un'assemblea pomeridiana per discutere di un acquisto così "scandaloso" ! Il primo preside, il prof. Martellotti, personalità ricca, che si manifestava nella sottile ironia, nella cultura vasta, quella cultura che riesce a dire, a comunicare, davanti alla quale gli studenti ascoltavano interessati la puntualizzazione resa facile di concetti matematico-filosofici, era uomo di studi, tutto preso da questi, ci accoglieva in presidenza interrompendo per un attimo il suo lavoro, lieto di conversare e di scambiare idee. Purtroppo la quantità di problemi da affrontare nell'immediato, il comportamento "vivace" post-sessantottino degli studenti e l'avvio piuttosto faticoso dell'attuazione dei Decreti Delegati lo indussero a preferire una scuola più piccola e più adatta a permettergli di proseguire i suoi amati studi, lasciando un notevole rimpianto nella nostra. Tornano in mente le moltissime scritte sui muri, che testimoniavano il nuovo clima caratterizzato dalla rottura di antichi tabù (non a caso lungo le scale fatiscenti, alla fine di ogni rampa della scala principale, su ogni colonna i ragazzi avevano disegnato falli "augurali di fertilità", schizzi che si ripetevano su quasi tutte le sedie della scuola), le pressioni degli studenti per organizzare assemblee di sezione, la loro ancora forte politicizzazione, le tante discussioni intorno alla riforma della scuola (!). La scelta poi del "Valiano" come sede definitiva costituì un momento di grande significato, ma anche di grossi contrasti e di malumori che pesarono a lungo sull'accettazione della nostra scuola a livello di utenza cittadina. Il padiglione a noi riservato era quello che aveva ospitato i "furiosi" (significativa a tale proposito la sua collocazione, lontano da via XIV Settembre) e con il nostro arrivo si andava più fortemente evidenziando il significato della chiusura dell'Ospedale psichiatrico, evento già di per sé ricco di valori e nato dal rifiuto delle istituzioni "totali", "funzionali al sistema", come ancora allora si diceva. L'aprire a giovani, a studenti, alla cittadinanza un luogo così bello, che era stato a lungo luogo "chiuso", forzosamente "separato" dalla città, dove tanta gente aveva sofferto, non sembrava a molti compensare il fatto che l'ubicazione fosse per la scuola penalizzante e che alcuni "matti" continuavano a circolare nei viali del parco. Tra questi spiccava "Domenico", un uomo probabilmente solo che, a differenza degli altri, familiarizzò con gli studenti. Si metteva all'uscita del viale, nelle ore di punta, facendo le funzioni di un vigile urbano. Oggi, che davanti ad ogni scuola c'è un "anziano" che armato di palette regola il traffico, forse Domenico sarebbe accettato, ma allora, per ben due volte, automobilisti "frettolosi" lo investirono. Al ricordo dell' assessore Bazzucchi si unisce particolare gratitudine e stima perché egli ci aiutò a capire il senso profondo della assegnazione di quella sede e si mise a disposizione, incontrandoci più volte (facevamo parte allora del Consiglio di Istituto), prospettandoci il progetto di adattamento dell' edificio alle nuove funzioni, coinvolgendoci nelle scelte, come dovrebbe sempre avvenire da parte di rappresentanti di Istituzioni democratiche. In quei giorni così significativi per la scuola egli riceveva anche gli studenti e discuteva le loro richieste, con severità di giudizio, ma anche dolcezza di modi, tanto che conquistò anche il loro rispetto. Il primo Consiglio di Istituto dell'allora "Secondo Liceo Scientifico" fu un luogo di impegno, di ricerca del meglio, soprattutto per la stesura dello Statuto e, dato il momento storico, per le diverse visioni della scuola, della vita, il rigore o la rigidezza, l'intransigenza, spesso spinti al massimo dagli uni o dagli altri, fu di conseguenza luogo di lotte protratte a volte fino ad ora tarda. Però l'onestà prevaleva in genere sui pregiudizi e quindi poteva accadere che persone, appartenenti a schieramenti diversi, si trovassero d'accordo quando era chiaro l'interesse degli studenti e della scuola. Nel clima "infuocato" di quel periodo, che risentiva anche dei tragici eventi innescati dalla "strategia della tensione", nel quale la tradizionale struttura amministrativo-burocratica della scuola si confrontava faticosamente con le nuove strutture collegiali e l'ancor viva contestazione studentesca, con operatori e utenti della scuola che si misuravano con valori e visioni culturali e sociali sensibilmente diversi, prendeva avvio la storia del liceo ...

Maria Rosaria Bernacchi, Docente di Storia e Filosofia in pensione - Mariantonella Laniso, D ocente di Storia e Filosofia